Le tre B

di Nicola Abate

“La mia fede musicale è nella chiave di Mi bemolle maggiore che contiene tre B: Bach, Beethoven und Brahms!” – Hans von Bülow.

Ma prima di arrivare a ciò, parliamo d’altro. 
Nel 1854 Peter Cornelius, compositore e poeta, conia per la prima volta l’espressione Le tre B aggiungendo alle già prime due, Bach e Beethoven, la terza, assegnandola al compositore degno di parità: Hector Berlioz; quest’ultimo suggerito da Niccolò Paganini nel 1838 e definito da Hans von Bülow, soli due anni prima: l’immediato e più energico successore di Beethoven.
Invece nel 1880 Bülow conia il gioco di parole, sopra citato, creando la Sacra Trinità della storia della musica: Bach, il Padre, Beethoven, il Figlio, Brahms, lo Spirito Santo. Non c’è molta fantasia in ciò ma è potente: Bach ha messo su le fondamenta, i pilastri, ha iniziato l’universo; Beethoven ha sfidato l’universo (citazione di Chopin), una sorta di Big Bang nelle norme stabilite da Bach mentre Brahms….è il progressivo (Schönberg).

Ma al fine ciò che lega queste tre figure è la loro umanità, ciò per cui sono vissuti e come sono vissuti: Bach è vissuto per Dio, lo serviva e lo ringraziava scrivendo incesantemente; Beethoven è l’umano della situazione, scrivendo per farci comprendere pienamente le sue emozioni; Brahms incarna l’autocriticità in un animo travagliato dalla sua “incapacità” dinanzi a ciò che era stata la musica prima di lui grazie ai grandi, ai pionieri ma “Un Requiem tedesco” ha fatto di lui….Lui: ciò che era veramente, l’erede. Lo Spirito.

Ecco quello che ho da dire sull’opera di Bach: ascoltatela, suonatela, amatela, riveritela e tenete la bocca chiusa.

Per me Beethoven è troppo drammatico, troppo personale.

Trovo che alcuni lieder e opere da camera di Brahms sono davvero significativi anche nella struttura. Tuttavia la maggior parte delle sue opere non hanno per me la forza di convincermi interiormente. Insomma, non capisco perché provò la necessità di scriverle.

(Citazioni di Albert Einstein, perfette per rispecchiarli)

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